sabato 11 ottobre 2008

Duemila morti per l'amianto. Il pm chiede il processo per i vertici della Eternit:«Disastro doloso»

TORINO - «Cambiare rotta» è il titolo del saggio sullo sviluppo eco-sostenibile che Stephan Schmidheiny scrisse nel 1992 (pubblicato in Italia dal Mulino). Il procuratore vicario torinese Raffaele Guariniello chiede ora il rinvio a giudizio dell’ex vertice della multinazionale Eternit per i reati di disastro doloso e omissione volontaria di misure antinfortunistiche, dall’aprile 1952 al 24 febbraio 2008 (ultimo decesso), causando la morte di 2056 persone e la malattia di altre 830, 267 delle quali mai sono entrate in uno stabilimento Eternit.Sono mogli o figli di operai che hanno respirato le fibre sbriciolate d’amianto sulle tute da lavoro dei propri cari. Sono vicini di casa degli stabilimenti italiani della multinazionale svizzera. Sono persone che ne hanno respirato la polvere nei cortili di campagna, sulle strade, nelle proprie abitazioni: gli scarti di lavorazione del terribile cemento-amianto, in particolare a Casale Monferrato, venivano ceduti per poco, o anche donati, a chi ne facesse uso per compattare la superficie di un’aia o coibentare il sottotetto. E’ stata e sarà purtroppo una lunga e silenziosa strage di innocenti che gli epidemiologi prevedono si esaurisca solo nei prossimi decenni: il carcinoma polmonare, i mesoteliomi pleurici e peritoneali, la stessa asbestosi e le altre patologie da amianto hanno una lentissima latenza.Non è un caso che sia stato Guariniello a promuovere e a concludere la più coraggiosa (per numeri e obiettivi) inchiesta sulle responsabilità di aver taciuto per decenni - dagli Anni 20 del secolo scorso per l’asbestosi, dagli Anni 60 per le altre gravi malattie - la pericolosità di utilizzare amianto nella produzione. Il magistrato torinese approda a questa indagine da centinaia di singoli casi di lavoratori del Torinese colpiti dal minerale killer.Nel 2004, ricevute le denunce di alcuni ex immigrati italiani in Svizzera per essersi ammalati negli stabilimenti elvetici di Eternit, decise per il salto di qualità delle indagini. Affiancato dai pm Sara Panelli e Gianfranco Colace, ha raccolto 200 mila pagine di documenti e le testimonianze di ex dirigenti della multinazionale. E ha messo sotto accusa la strategia dei vertici internazionali, individuando le responsabilità di Stephan Schmidheiny e del barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne che data l’età (88 anni) avrà una posizione defilata nel processo.L’inchiesta tocca la gestione degli ordini ai manager degli stabilimenti di Cavagnolo (provincia di Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Dove l’indagine epidemiologica disposta dai pm ha rintracciato 577 lavoratori o cittadini colpiti dall’amianto. A Napoli e dintorni nessuno aveva mai evidenziato le proporzioni del fenomeno. Che vi possa essere stato dolo e che non si parta più da singoli casi è il segno di una svolta processuale in Italia e in Europa. Per arrivare in tempi rapidi a una prima sentenza e al risarcimento alle vittime o ai loro famigliari. La trattativa fra i legali di Schmidheiny, colpito anche nella sua nuova immagine di guru dell’ambientalismo (ha collaborato con Bill Clinton, tenuto conferenze all’Onu e in Vaticano), e quelli delle vittime si è arenata un anno fa. Gli avvocati svizzeri proponevano 70 milioni di euro per tutti, rateizzati in 15 anni.Duro è il capo di imputazione anche nei dettagli: «Gli imputati hanno omesso di adottare i provvedimenti per contenere l’esposizione all’amianto: impianti di aspirazione localizzata, adeguata ventilazione dei reparti, utilizzo di sistemi a ciclo chiuso, limitazione dei tempi di esposizione, procedure di lavoro atte a evitare la manipolazione manuale, sistemi di pulizia degli indumenti di lavoro in ambito aziendale». Seconda accusa, «non hanno informato i lavoratori sui rischi di un’esposizione incontrollata». Accusa estesa alle attività esterne per «la fornitura di materiali di amianto a civili... determinando un’esposizione altrettanto incontrollata, continuativa e a tutt’oggi perdurante, senza informare le cittadinanze dei rischi e, per giunta, inducendo un’esposizione di fanciulli e adolescenti anche nelle attività ludiche».

(Alberto Gaino - © "La Stampa" di sabato 11 ottobre 2008)

giovedì 25 settembre 2008

LA "FIBRA KILLER" DI CASALE SU RAI3

CASALE - A Casale c’è una storia che scorre in sottofondo; a volte la vorresti urlare per la rabbia provocata dalla morte di parenti o amici causata da un nemico invisibile; altre volte preferisci stare zitto per non violare il dolore e la disperazione delle persone che stanno lottando col male. Eppure tu sai che il veleno sparso a piene mani sulla Città non è piovuto misteriosamente dal cielo, ma qualcuno lo ha sparso volontariamente per molti decenni. Lo sapevano tutti. Lo sapevano gli operai che si ammalavano e morivano; asbestosi, tumore ai polmoni, mesotelioma; parola terribile quest’ultima che per molto tempo si aveva persino paura a pronunciare: tumore alla pleura o al peritoneo, che non perdona. Lo sapeva l’operaio Marengo, che quando ha visto arrivare Nicola Pondrano gli ha detto: “Cosa fai? Sei venuto anche tu a morire?” lui è morto a 61 anni. Lo sapeva l’operaio Evasio Coppo, lo chiamavano il palombaro perché sul lavoro cercava di proteggersi in tutti modi per non lasciar entrare la polvere, ed è morto anche lui. Lo sapevano gli impiegati: Elio Rossi lo testimonia oggi colpito dall’asbestosi. Lo sapevano e lo testimonia oggi Ezio Buffa, malato di asbestosi, Piero Ferraris, Pietro Condello, Michele Attardo (un fratello che non ha mai lavorato all’Eternit, morto a 39 anni di mesotelioma). Lo testimoniano oltre a Pondrano, oggi sindacalista, Bruno Pesce, che da segretario della Camera del Lavoro ha avviato le prime vertenze sindacali e cause giudiziarie per le malattie provocare dall’ambiente di lavoro. La ‘polvere’ c’era dappertutto ed era tanta. Quando nel 1981 arrivò Michele Salvini dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Pavia per una perizia disposta dal Tribunale la direzione ha fatto ‘tirare a lucido’ lo stabilimento. Dunque temevano le conseguenze dell’ispezione. Il Professore si fece dare una scala e trovò la polvere abbondante dappertutto, su mensole, quadri elettrici, apparecchiature varie: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Questa ‘brutta’ storia’ è stata raccontata con grande professionalità e competenza da Carlo Lucarelli domenica sera nella trasmissione da Rai3 ‘Blu Notte - Misteri italiani’, dedicata spesso a delitti impuniti, morti misteriose, grandi segreti italiani. Domenica è toccato al “Serial killer” di Casale. Ma non solo di Casale. Ogni anno nel mondo 120.000 persone muoiono per colpa dell'amianto. Una vittima ogni cinque minuti. Si prevede che in Italia, tra il 2015 e il 2020, ci sarà il picco di mortalità a causa di malattie provocate dall'esposizione all'amianto. Casale ha avuto il merito di mettere al bando l’amianto per prima nel mondo con un’ordinanza del sindaco Riccardo Coppo nel 1986 e una legge nazionale ne ha proibito la lavorazione nel 1992, ma nel mondo paesi come Canada, Brasile, Russia continuano a produrlo condannando a una morte certa coloro che lo lavorano. In India e in Cina l'amianto viene lavorato a domicilio, principalmente da donne. Oltre ai sopravvissuti dell’Eternit sul piccolo schermo hanno portato la loro testimonianza Daniela Degiovanni, medico oncologo, una vita spesa per assistere gli ammalati, Luisa Minazzi, dirigente scolastico, impegnata anche nella pubblica Amministrazione come assessore all’Ambiente ed oggi in lotta contro il ‘male’ e Romana Blasotti Pavesi alla quale la fibra killer ha portato via il marito Mario (61 anni), la figlia Maria Rosa (50), la sorella (59) e il nipote Giorgio (50). È stato intervistato anche il procuratore di Torino Raffaele Guariniello che sta portando avanti la maxi-inchiesta che prende in esame 2980 decessi. Mancano quelli non segnalati o caduti in prescrizione. È stato sentito anche l’avvocato dello svizzero Stephan Schmidheiny, che con il barone belga Luis Cartier de la Marchienne erano proprietari dell’Eternit in varie parti del mondo. Solo loro dichiarano che non sapevano nulla. Casale oggi, dopo tanti anni di bonifiche, è una città pulita? Lucarelli ha chiuso la trasmissione dicendo di sì. Forse un atto di pietà verso la nostra martoriata città, per dire agli italiani e al mondo che Casale non deve più far paura. Ma noi sappiamo che c’è ancora tanto lavoro da fare, soprattutto nella ricerca delle cure per sconfiggere il famigerato mesotelioma.

(f.s. - © "La Vita Casalese" di giovedì 25 settembre 2008)

lunedì 22 settembre 2008

"Blu Notte - Misteri Italiani" - Amianto: le morti silenziose

dal sito di "Blu Notte - Misteri Italiani"

Ogni anno nel mondo 120.000 persone muoiono per colpa dell'amianto. Una vittima ogni cinque minuti. Si prevede che in Italia, tra il 2015 e il 2020, ci sarà il picco di mortalità a causa di malattie provocate dall'esposizione all'amianto. In questa puntata di "Blu Notte - Misteri italiani" Carlo Lucarelli indaga su questa sostanza "serial-killer", su questa silenziosa strage che in Italia ha già provocato migliaia di morti.
Nel nostro paese la lavorazione dell'amianto è stata bandita con una legge del 1992, ma paesi come Canada, Brasile, Russia continuano a produrlo condannando a una morte certa coloro che lo lavorano. In India e in Cina l'amianto viene lavorato a domicilio, principalmente da donne. Solo recentemente, grazie anche agli appelli del Presidente della Repubblica, gli omicidi bianchi sono balzati agli onori della cronaca. Il modello di sviluppo che mette il profitto davanti alla vita umana, però, ha una storia secolare. Una storia fatta di uomini e donne che amavano il loro lavoro e i valori che rappresentava, intervistati per la prima volta in un programma Rai di prima serata. Ma soprattutto la storia di un terribile sospetto: chi sapeva che l'amianto uccideva ha preferito tacere?

mercoledì 3 settembre 2008

Calcetto contro l'amianto

Apprendiamo dai nostri amici "Il Russo" e "Cinghiale Casale" questa bella iniziativa alla quale invitiamo ad assistere.
Con la collaborazione della Società Junior Calcio ed il patrocinio del Comune di Casale Monferrato e dell'Associazione Vittime dell'amianto, i Cinghiali Ultras Casale organizzano per sabato 6 e domenica 7 settembre un torneo di calcio a 5 tra tifoserie; la manifestazione avrà luogo in zona Oltreponte presso i campi di calcio della Junior dalle ore 14 di sabato.


martedì 29 aprile 2008

'La lana della Salamandra'

Nella seconda metà degli anni ’70 l’utilizzo dell’amianto si è fatto più “consapevole” ma i decessi per mesoteliomi alla pleura non stanno diminuendo. Giampiero Rossi autorevole firma de l’Unità, nel corso di questi anni ha svolto un costante lavoro di ricerca e approfondimento sul dramma che continua ad accompagnare le famiglie delle 2.969 persone vittime dell’amianto sparse nei quattro siti industriali Eternit presenti in Italia: Cavagnolo in provincia di Torino(142), Casale Monferrato in provincia di Alessandria (2.272), Rubiera in provincia di Reggio Emilia (55) e Bagnoli in provincia di Napoli (500).
Si tratta di un procedimento penale contro la proprietà di Eternit nelle persone di Stephan Schmidheiny e del barone belga Cartier de Marchienne per disastro doloso ambientale. La “Lana della salamandra”pubblicato dall’Inca Cgil, in edicola da domani lunedì 28 aprile con l’Unità, ha dato voce alle parole e alle vite spezzate da quella tremenda ed eterna polvere bianca prodotta dall’amianto. “Era l’11 novembre del 1974 quando Nicola Pondrano un giovane di Vercelli venne assunto all’Eternit. Un’assunzione in quell’ azienda era considerata da sempre una fortuna da quelle parti. Per questo lui aveva accettato di buon grado di trasferirsi da Vercelli, venticinque chilometri più in là tra le risaie per affrontare una vita che ora ruotava attorno a due turni, albe e notti comprese. Entrare in quella fabbrica significava avere un salario garantito. Altro che morire: quella era un’assicurazione sulla vita, gli avevano sempre detto, la garanzia di arrivare un giorno a godersi la vecchiaia con una bella pensione e, magari, persino una casetta tutta sua comprata poco alla volta. (…)”. Così scrive Giampiero Rossi nel secondo capitolo del suo libro iniziato, racconta l’autore, “dopo una prima inchiesta a puntate iniziata nel 2003. Ma solo nel 2006, dopo aver vinto la resistenza del mio capo, sono riuscito a partecipare ad un’assemblea indetta alla Camera del Lavoro di Casale Monferrato. Solamente entrando in quelle stanze e incontrando quelle persone mi accorsi che quella località piemontese sconosciuta ai più, si stava, da anni, lavorando alla ricostruzione di una drammatica storia di vita quotidiana di cui nessuno sapeva nulla. Conobbi Bruno Pesce e lo stesso Nicola Pondrano; oggi entrambi pensionati ma da sempre in prima linea in questa vicenda che rappresenta un insulto e un’offesa ad un’intera comunità che continua a contare le sue vittime”. Sarà anche per questo che Casale Monferrato è divenuto il riferimento mondiale nelle vicende legate all’ amianto. Lo testimoniano le lettere di avvocati, sindacalisti e familiari delle vittime che scrivono a Pesce e a Pondrano.“ Numerose associazioni e avvocati si offrono di collaborare con i volontari di Casale Monferrato che proseguono il loro eroico lavoro di raccolta delle testimonianze oltre a battersi per sostenere e assistere i malati e le famiglie delle vittime. Già perché la fabbrica-mostro oggi giace sotto una spessa coltre di cemento ma fino a che non sarà iniziata l’opera di bonifica nessuno può dirsi al sicuro”. Sarà anche per questo che in molti si stanno mobilitando per organizzare “Il giorno mondiale della collera” previsto proprio nella giornata delle riapertura del processo. Ne “La lana della Salamandra” Giampiero Rossi ha raccontato della fabbrica, delle organizzazioni sorte spontaneamente per aiutare le vittime ma nelle quali si è lavorato anche alla “collettivizzazione del dolore”. Rossi ha scritto del processo e del “futuro” di Casale. Ma la parte che sicuramente ha lasciato più il segno nello stesso autore è raccolta nel primo capitolo nel quale viene narrata la vicenda di Romana Blasotti Pavesi e dei suoi 5 familiari morti per amianto. “La storia della signora, oggi presidente del comitato vertenza amianto di Casale Monferrato, è davvero un pugno allo stomaco. Romana ha perso il marito, la figlia, la sorella, un nipote (figlio della sorella) e una cugina. E’ il simbolo delle tante famiglie che hanno portato il dolore dei lutti, a chi ha perso la vita lavorando e a quanti sono malati di tumore pur non avendo mai lavorato alle dipendenze della Eternit e nonostante tutto continuano a lavorare”. Sono le vicende di vita dell’intera comunità di Casale Monferrato che, suo malgrado ancora oggi deve fare i conti con le morti da mesotelioma pleurico. Ogni anno, in media, 45 persone perdono la vita e le prospettive epidemiologiche attestano che il fenomeno durerà fino al 2015/2020. Eppure, sempre nel secondo capitolo si legge: “quando nel ’55 ho cominciato a lavorare, scelsi come medico il dottor Sampietro, che aveva lo studio non lontano dallo stabilimento – ricorda, per esempio, Anna Maria Giovanola, dipendente della fabbrica di cemento –amianto fino alla chiusura nel 1986 – e quando gli dissi che ero entrata all’Eternit lui mi rispose che per un operaio era come per un impiegato riuscire ad entrare in banca. Un posto sicuro dove si prendevano dei bei soldi, così mi disse il medico. Poi anche lui morì di mesotelioma (…)”.


(di Elisabetta Reguitti - articolo21.info)

lunedì 28 aprile 2008

28 aprile: Giornata mondiale vittime dell'amianto

Questo piccolo contributo a favore della lunga e dura battaglia contro l'amianto nasce da un dovere, prima ancora che etico, di "casalesità".Siamo diversi bloggers che gestiscono i propri spazi su internet nella maniera più eterogenea possibile gli uni rispetto agli altri, ma una cosa in comune l'abbiamo: siamo nati e cresciuti a Casale Monferrato con i nonni che parlavano della "polvere", con i genitori che ci hanno spiegato cos'era realmente e con la triste prospettiva di essere noi a doverlo spiegare un domani ai nostri figli.Abbiamo visto parenti, amici o semplici conoscenti andarsene per colpa di quella maledetta fabbrica e dell'eredità che ha lasciato nell'aria, sui tetti, nelle tubature, ma quello che é peggio é che dopo ogni lutto ci si chiede: chi sarà il prossimo?

http://www.canateam.net/
http://spillamy.splinder.com/
http://ilricciolo.blogspot.com/
http://ilrusso.blogspot.com/
http://remofragolino.blogspot.com/

Insieme. Per Casale.

Dal 1907 al 1986 a Casale Monferrato ha operato la multinazionale Eternit, specializzata nella produzione di prodotti in cemento amianto per l'edilizia.L'esposizione alle fibre aerodisperse dell'asbesto (amianto) provoca, oltre all'asbestosi, diverse tipologie tumorali fra le quali la più frequente é il mesotelioma pleurico, privo di cura, la cui incubazione può variare dai 15 ai 45 anni.In Italia l'impiego dell'amianto é stato messo fuorilegge solo nel 1992; a Casale Monferrato l'amianto, secondo l'indagine del Procuratore della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello, ha già ucciso, ad oggi, 1.400 persone fra le quali 900 ex lavoratori dello stabilimento Eternit e 500 cittadini.L'amianto é stato utilizzato nella fabbricazione di materiali isolanti, nella sostituzione di freni e frizioni, per alcune plastiche rinforzate e vernici, nei prodotti di cemento amianto per l'edilizia (condutture dell'acqua, tetti, canne fumarie): solo nella città di Casale oggi si stimano ancora 800.000 metri quadri di coperture da bonificare.Recentemente è stato valutato che i casi di mesotelioma pleurico e malattie derivanti dall'amianto aumenteranno progressivamente fino a raggiungere un picco che vedrà il suo culmine fra il 2015 ed il 2020.
NON LASCIATECI SOLI.

giovedì 24 aprile 2008

Casale Monferrato 28 aprile 2008

Documenti

- EUROPEAN ASBESTOS SEMINAR (INTERVENTO di Bruno Pesce)
- Lo stato della bonifiaca da amianto a Casale (17/04/2008)
- Amianto senza lacrime (Mostra sull'amianto a Genova)

Rassegna stampa

La Eternit abbandona l'attività in Italia (Repubblica — 29 gennaio 1986)
E Quella maglia nera un giorno fu campione (Repubblica — 08 febbraio 1986)
Quelle 300 morti sospette (Repubblica — 20 gennaio 1988)
Il paese seppellisce la fabbrica dei tumori (Repubblica — 15 aprile 2001)
L'amianto continua a uccidere (swissinfo.ch - 28 febbraio 2002)
Eternit, la rabbia dei sopravvissuti (Repubblica — 06 dicembre 2004)
Megaesposto contro l'Eternit (il Manifesto - 26 dicembre 2004)
Decalogo sull' amianto 'Ecco come smaltirlo' (Repubblica — 23 gennaio 2005)
Amianto dell' ex Fibronit gemellaggio col Piemonte (Repubblica — 09 febbraio 2006)
A rischio amianto (D la Repubblica delle Donne - novembre 2006)
Veleno Eternit per l'eternità (l'Espresso - 18 dicembre 2006)
A Casale l'amianto uccide ancora (Il Sole 24 ore - 3 maggio 2007)
Una vita contro l'amianto: «Malata anch'io» (Corriere della Sera - 16 luglio 2007)
Io, ex prete operaio dico basta a vittime così (Repubblica — 14 dicembre 2007)
Se la classe operaia torna a far discutere (Repubblica — 26 gennaio 2008)
«Il picco dei decessi nel 2015» (la Provincia Pavese — 31 gennaio 2008)
Amianto, il giorno della memoria. (Il Monferrato - 28 febbraio 2008)
Pannelli solari al posto dei tetti in Eternit (Toscana Notizie - 13 giugno 2008)