giovedì 25 settembre 2008

LA "FIBRA KILLER" DI CASALE SU RAI3

CASALE - A Casale c’è una storia che scorre in sottofondo; a volte la vorresti urlare per la rabbia provocata dalla morte di parenti o amici causata da un nemico invisibile; altre volte preferisci stare zitto per non violare il dolore e la disperazione delle persone che stanno lottando col male. Eppure tu sai che il veleno sparso a piene mani sulla Città non è piovuto misteriosamente dal cielo, ma qualcuno lo ha sparso volontariamente per molti decenni. Lo sapevano tutti. Lo sapevano gli operai che si ammalavano e morivano; asbestosi, tumore ai polmoni, mesotelioma; parola terribile quest’ultima che per molto tempo si aveva persino paura a pronunciare: tumore alla pleura o al peritoneo, che non perdona. Lo sapeva l’operaio Marengo, che quando ha visto arrivare Nicola Pondrano gli ha detto: “Cosa fai? Sei venuto anche tu a morire?” lui è morto a 61 anni. Lo sapeva l’operaio Evasio Coppo, lo chiamavano il palombaro perché sul lavoro cercava di proteggersi in tutti modi per non lasciar entrare la polvere, ed è morto anche lui. Lo sapevano gli impiegati: Elio Rossi lo testimonia oggi colpito dall’asbestosi. Lo sapevano e lo testimonia oggi Ezio Buffa, malato di asbestosi, Piero Ferraris, Pietro Condello, Michele Attardo (un fratello che non ha mai lavorato all’Eternit, morto a 39 anni di mesotelioma). Lo testimoniano oltre a Pondrano, oggi sindacalista, Bruno Pesce, che da segretario della Camera del Lavoro ha avviato le prime vertenze sindacali e cause giudiziarie per le malattie provocare dall’ambiente di lavoro. La ‘polvere’ c’era dappertutto ed era tanta. Quando nel 1981 arrivò Michele Salvini dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Pavia per una perizia disposta dal Tribunale la direzione ha fatto ‘tirare a lucido’ lo stabilimento. Dunque temevano le conseguenze dell’ispezione. Il Professore si fece dare una scala e trovò la polvere abbondante dappertutto, su mensole, quadri elettrici, apparecchiature varie: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Questa ‘brutta’ storia’ è stata raccontata con grande professionalità e competenza da Carlo Lucarelli domenica sera nella trasmissione da Rai3 ‘Blu Notte - Misteri italiani’, dedicata spesso a delitti impuniti, morti misteriose, grandi segreti italiani. Domenica è toccato al “Serial killer” di Casale. Ma non solo di Casale. Ogni anno nel mondo 120.000 persone muoiono per colpa dell'amianto. Una vittima ogni cinque minuti. Si prevede che in Italia, tra il 2015 e il 2020, ci sarà il picco di mortalità a causa di malattie provocate dall'esposizione all'amianto. Casale ha avuto il merito di mettere al bando l’amianto per prima nel mondo con un’ordinanza del sindaco Riccardo Coppo nel 1986 e una legge nazionale ne ha proibito la lavorazione nel 1992, ma nel mondo paesi come Canada, Brasile, Russia continuano a produrlo condannando a una morte certa coloro che lo lavorano. In India e in Cina l'amianto viene lavorato a domicilio, principalmente da donne. Oltre ai sopravvissuti dell’Eternit sul piccolo schermo hanno portato la loro testimonianza Daniela Degiovanni, medico oncologo, una vita spesa per assistere gli ammalati, Luisa Minazzi, dirigente scolastico, impegnata anche nella pubblica Amministrazione come assessore all’Ambiente ed oggi in lotta contro il ‘male’ e Romana Blasotti Pavesi alla quale la fibra killer ha portato via il marito Mario (61 anni), la figlia Maria Rosa (50), la sorella (59) e il nipote Giorgio (50). È stato intervistato anche il procuratore di Torino Raffaele Guariniello che sta portando avanti la maxi-inchiesta che prende in esame 2980 decessi. Mancano quelli non segnalati o caduti in prescrizione. È stato sentito anche l’avvocato dello svizzero Stephan Schmidheiny, che con il barone belga Luis Cartier de la Marchienne erano proprietari dell’Eternit in varie parti del mondo. Solo loro dichiarano che non sapevano nulla. Casale oggi, dopo tanti anni di bonifiche, è una città pulita? Lucarelli ha chiuso la trasmissione dicendo di sì. Forse un atto di pietà verso la nostra martoriata città, per dire agli italiani e al mondo che Casale non deve più far paura. Ma noi sappiamo che c’è ancora tanto lavoro da fare, soprattutto nella ricerca delle cure per sconfiggere il famigerato mesotelioma.

(f.s. - © "La Vita Casalese" di giovedì 25 settembre 2008)

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